Donare il sangue, è un diritto del lavoratore che può chiedere al datore di lavoro una giornata di permesso. Può ricevere un “no” come risposta?
La Legge è chiara su come il datore di lavoro deve gestire la richiesta di permesso per la donazione del sangue da parte di un dipendente. L’iniziativa è importante e per questo viene premiata dalla normativa italiana. Le direttive sono a favore del lavoratore.

Un gesto semplice come donare il sangue può rivelarsi fondamentale nella cura delle malattie oncologiche, ematologiche, nei servizi di primo soccorso e nelle emergenze/urgenze, negli interventi chirurgici e nei trapianti di organi. Significa che donando il sangue si possono salvare delle vite soprattutto se si ha un gruppo raro.
Possono compiere questo gesto semplice ma eroico le persone di età compresa tra 18 e 65 anni che pesano più di 50 chili e sono in un buono stato di salute. Durante la donazione verranno prelevati 450 ml di sangue e secondo la Legge l’intervallo minimo tra due donazioni deve essere di 90 giorni per i maschi e di 180 giorni per le donne in età fertile. Ci vorranno 10/15 minuti per effettuare la donazione ma il permesso da lavoro durerà l’intera giornata.
Cosa sapere sul permesso da lavoro per donare il sangue
I lavoratori dipendenti che si recano a donare il sangue o emocomponenti hanno diritto all’astensione dal lavoro per l’intera giornata lavorativa in cui la donazione viene effettuata. Alcuni Contratti Collettivi Nazionale del Lavoro specificano, poi, che la giornata di riposo si intende di 24 ore a decorrere dal momento esatto in cui il dipendente si assenta per andare al centro trasfusionale.

La normativa di riferimento è la Legge numero 584 del 1967 e la Legge numero 219 del 2005. Non viene fissato un numero di volte massimo al mese o all’anno in cui chiedere i permessi per la donazione. Abbiamo già detto come il limite stabilito dalla Legge è di 90 giorni tra una donazione e l’altra. Non capiterà, dunque, che il dipendente chieda in un mese due permessi per donare il sangue a meno che non si tratti di un’emergenza.
La giornata di permesso sarà regolarmente retribuita, proprio come se il lavoratore avesse svolto la sua attività. Un costo che non grava sull’azienda, sebbene dovrà anticipare la somma in busta paga poi la recupererà chiedendo un rimborso all’INPS che procederà tramite conguaglio sui contributi da versare. Il permesso sarà coperto anche da contribuzione figurativa in modo tale da non incidere ai fini pensionistici (è bene controllare che ciò avvenga realmente per non avere poi brutte sorprese).